Il 9 novembre 1989 cadde il muro di Berlino, emblema della Guerra Fredda, ed ebbe fine l’epoca di divisione dopo la Seconda Guerra Mondiale: ricorre quest’anno il trentesimo anniversario di questa importante riunificazione.
Perché fu costruito? E come e dove è presente, ancora oggi, questo famosissimo muro?
LA STORIA
Negli anni ’50, la divisione delle due Germanie (BRD, Repubblica Federale Tedesca, e DDR, Repubblica Democratica Tedesca, divisione formalizzata nel 1949) si era fatta sempre più netta anche dal punto di vista economico, spingendo centinaia di migliaia di berlinesi dell’Est (per la maggior parte giovani con un buon livello di istruzione e una buona preparazione professionale) a spostarsi nell’Ovest della città, in cerca di migliori prospettive.
L’economia (già vacillante) della DDR subì un duro colpo da questo esodo, portando alla drammatica decisione di innalzare delle barriere per impedire ulteriori spostamenti: la notte del 13 agosto del 1961, poco dopo la mezzanotte, furono posizionati sbarramenti provvisori di filo spinato, blocchi di cemento anti-carro e barricate dove, di lì a pochi giorni, sarebbe stato eretto uno dei muri più famosi della storia del Novecento europeo. 155 km di muro alto 4 metri che divise quartieri, strade, addirittura palazzi: celebre il caso della Bernauer Strasse, dove i marciapiedi appartenevano all’Ovest mentre gli edifici all’Est (le finestre e gli ingressi dei palazzi furono murati, per evitare ogni tentativo di fuga).
Il muro durò quasi trent’anni, fino all’abolizione delle restrizioni agli spostamenti tra le due Germanie, il 9 novembre del 1989: lo smantellamento del muro iniziò quasi immediatamente, al canto di “auf Tor!” (“aprite il cancello!”), dando finalmente il via alla riunificazione della Germania, resa ufficiale il 3 ottobre del 1990.
(FONTE: Informagiovani-italia)
IL MURO OGGI
Ma cosa resta oggi del muro di Berlino? Ne rimane soltanto circa un chilometro e mezzo, lungo Mühlenstrasse, sulla riva dello Spree, oggi meglio conosciuto come East Side Gallery: più di 100 murales coloratissimi, realizzati da più di 100 artisti di oltre 20 paesi diversi, che rendono questo luogo una delle più grandi gallerie a cielo aperto del mondo.
Nel resto della città, l’occhio attento può notare che in alcuni punti una doppia fila di ciottoli, che quasi si confonde con la segnaletica stradale, segue il tracciato lungo il quale sorgeva, ormai 30 anni fa, der Mauer.
Nonostante ne rimanga concretamente solo una piccola parte, le tracce del muro sono ovviamente visibili in tutta Berlino: oltre alle postazioni storiche, come il celeberrimo Checkpoint Charlie, o i musei dedicati, come il Mauermuseum, lungo le vie della capitale tedesca si scorgono foto e resti di una delle pagine più conosciute della storia berlinese.
IL MURO DI BERLINO NELLE ARTI
Per anni simbolo della città, il muro è stato fonte di ispirazione e tematica importante per tutte le forme d’arte: oltre alla già citata East Side Gallery, alle foto esposte in tutta Berlino e ai numerosissimi romanzi scritti in tutto il mondo, delle vicende legate al periodo della divisione hanno parlato diversi film.
Tra i tanti, “Le vite degli altri” (“Das Leben der Anderen“, 2006), ambientato nella Berlino Est del 1984, racconta della vicenda di Wiesler, impiegato della Stasi, che deve controllare un regista, spiandone la vita privata, per volontà di un ministro corrotto e interessato alla moglie del regista stesso. Accurata ricostruzione delle modalità di spionaggio attuate negli anni della divisione, il film ha ottenuto diversi riconoscimenti ufficiali, tra cui un Premio Oscar e un David di Donatello.
Di tono diverso è “Good Bye, Lenin!” (2003), ambientato nel 1989: Kristine, fervente socialista, cade in coma poco prima della caduta del muro di Berlino. Si risveglia otto mesi dopo, nel 1990, in una Berlino decisamente diversa: per evitarle lo choc, su consiglio dei medici il figlio Alex decide di fingere che il muro non sia mai caduto, e con lui sia rimasta intatta la DDR, con tanto di negozi, prodotti alimentari e telegiornali su misura. Facendoci anche sorridere delle trovate del giovane Alex e delle buffe incomprensioni tra i personaggi, il regista Wolfgang Becker sottolinea le enormi differenze tra le due Berlino, ponendo l’attenzione anche sullo spaesamento provato da alcuni abitanti della ex-Berlino Est nel vedersi catapultati nel mondo colorato e cosmopolita della riunificazione.
Non di soli film si compone il repertorio artistico legato al muro: numerosi gruppi e cantanti vi hanno fatto riferimento più o meno direttamente, come nel caso della canzone simbolo della riunificazione tedesca, “Wind of Change” degli Scorpions, scritta prima della caduta ma ispirata ai cambiamenti politici del periodo.
Tra gli autori che si sono lasciati ispirare dal clima berlinese spicca Lucio Dalla con la sua “Futura“, che parla dell’amore tra due giovani divisi dal muro, come raccontato più volte dall’autore stesso, e dei loro dubbi sul futuro, proprio e del mondo che li circonda.
A trent’anni dalla caduta del muro, Berlino è oggi una città viva e cosmopolita, punto di riferimento della cultura underground mondiale, caratterizzata da una mescolanza di stili e influssi diversi che la rende una delle capitali più interessanti della scena europea. Il processo di riunificazione è stato indubbiamente lungo e doloroso, e ha lasciato tracce indelebili sia nell’arredo urbano, sia nella storia del paese: in alcuni quartieri è infatti ancora ben visibile la differenza tra i palazzi che sorgono nelle due diverse parti, e l’atmosfera dei decenni di divisione non sopravvive soltanto nel ricordo di chi l’ha vissuta, ma è percepita costantemente anche da chi visita la città.
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