“La vita è un’attesa tra un esame e l’altro“, diceva Sergio Leone. Che si tratti di esami conclusivi, esami universitari o progetti lavorativi, in ogni caso una notevole quantità di informazioni dev’essere assimilata (e ricordata), per portare a casa un risultato soddisfacente: il web è pieno di presunti metodi che permetterebbero di memorizzare tutto in brevissimo tempo, per “superare l’esame con il massimo dei voti, ma con il minimo sforzo”. Ma ha senso studiare così? È davvero studiare? Non basta imparare a memoria un elenco di nozioni, senza conoscerne appieno il senso e il potenziale utilizzo: ne sono la prova le tantissime informazioni studiate “a macchinetta” a scuola e dimenticate poco dopo la verifica o l’interrogazione.
È proprio a partire dalla fondamentale differenza tra “studiare a memoria qualcosa” e “sapere qualcosa” che Richard Feynman ha elaborato un metodo di studio che permette di comprendere i concetti appresi, e di ricordarli per poterli ricomunicare: competenza fondamentale negli anni scolastici (a tutti i livelli), ma utile anche nel campo del lavoro, soprattutto in caso di presentazioni di progetti o iniziative!
CHI ERA RICHARD FEYNMAN?
Una piccola premessa: chi è Richard Feynman?
Nato l’11 maggio del 1918 a New York, Richard Feynman dimostra sin dalla tenera età di avere una mente brillante (anche se inizierà a parlare più tardi rispetto ai suoi coetanei… proprio come Einstein!). All’Università studia Fisica, nel prestigioso Massachussets Institute of Technology, approfondendo nel tempo libero il comportamento delle formiche e del DNA.
È dottorando a Princeton, dove viene notato dal Governo degli Stati Uniti ed entra a far parte del progetto Manhattan per lo sviluppo della Bomba Atomica.
Insegnante brillante e amato dagli studenti, non manca mai di manifestare il proprio anticonformismo (amava autodefinirsi “nobelist physicist, teacher, storyteller, bongo player”), condito da uno strepitoso senso dell’umorismo, tanto da essere selezionato dalla BBC come divulgatore in diversi documentari.
Nel 1965 vince il Premio Nobel per lo studio sullo sviluppo dell’elettrodinamica quantistica.
Muore a Los Angeles il 15 febbraio del 1988.
[Per saperne di più, leggi la biografia scritta da Focus]
In tutta la sua carriera, universitaria e non, Feynman ama porre l’accento sull’importanza di non studiare meccanicamente le nozioni, ma di approfondire gli argomenti arrivando a comprenderli a fondo: “Non so che cosa non va nella gente: non imparano usando l’intelligenza, ma solo meccanicamente o giù di lì. Il loro sapere è così fragile”. Da qui la necessità di trasmettere ai propri studenti un metodo di studio in grado sì di permettere loro di superare esami e prove, ma anche di ricordare e comprendere le informazioni apprese, per poterle riutilizzare in caso di necessità.
Vediamo quindi insieme questo metodo di studio, riassumibile in 3 punti (+1!).
IL METODO DI STUDIO di Richard Feynman
#1. Spiegalo a un bambino
Il primo passo per verificare la comprensione di un argomento è quella di provare a spiegarlo come se ti stessi rivolgendo a un bambino. Armati di un foglio e una penna, e sforzati di trovare parole semplici, ma efficaci, in grado appunto di far comprendere anche a un bambino il tuo discorso, aiutandoti se necessario con schemi tracciati al momento. In questo modo, semplificando al massimo termini tecnici e argomentazioni, potrai capire quali concetti non sei ancora in grado di spiegare, e su quali punti ti senti poco sicuro.
#2. Colma le lacune
Una volta conclusa la spiegazione del punto 1, isola i passaggi in cui il discorso non è solido, o i tecnicismi di cui non sei in grado di ricomunicare il significato, ripassandoli e continuando a esercitarti nell’esposizione, fino a quando non ti sembra fluida e scorrevole. Un consiglio utile è quello di porsi domande riguardo ai concetti poco chiari, immaginando su quali punti il tuo interlocutore potrebbe avere difficoltà.
#3. Rielabora e semplifica
Ti senti soddisfatto della tua “spiegazione a un bambino”? Bene, ora hai la visione d’insieme di ogni sotto-argomento che devi studiare/assimilare/preparare. Quel che resta da fare ora è organizzare tutte le informazioni analizzate e apprese attraverso i punti precedenti: elabora un discorso che abbia un filo logico, riassumendo i concetti fondamentali e collegando fra loro gli argomenti con punti in comune, eliminando eventuali ripetizioni superflue. Questa fase ti aiuterà soprattutto ad allenare la capacità di fare collegamenti tra una nozione e l’altra, sfruttando la visione d’insieme data dallo studio dei singoli passaggi, eliminando il rischio di “non sapere come andare avanti” dato dallo studio puramente mnemonico.
[Per sapere come fare un buon riassunto, leggi l’articolo dedicato]
# +1. Ripeti a qualcuno
Se necessario (e se possibile) ripeti fisicamente quanto organizzato e preparato: un interlocutore reale sarà sicuramente in grado di fornire un feedback più affidabile di quanto possiamo fare da soli. Chiedi alla persona di farti domande o di fermarti qualora il discorso non risultasse chiaro: questo ti aiuterà certamente ad affinare e migliorare la qualità del tuo studio.
“NAMES DON’T CONSTITUTE KNOWLEDGE”: I TERMINI NON FANNO LA CONOSCENZA
Il metodo di studio elaborato da Richard Feynman parte, come già detto, dalla fondamentale differenza tra studiare a memoria delle definizioni e comprenderle realmente. “Names don’t constitute knowledge”, disse Feynman in una celebre intervista (che trovi qui di seguito): efficace l’esempio per cui “si può apprendere il nome di un tordo in tutte le lingue del mondo, senza capire assolutamente nulla della sua migrazione, di dove vive e di che suoni produce”.
E tu, hai già un metodo di studio? Come ti sembrano i consigli di Richard Feynman?
#conBignamièpiùfacile
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